domenica 25 dicembre 2011

La creme brulèe: il mio regalo di Natale

A completamento del regalo che una delle mie cognate ed una cara amica hanno scartato durante la  notte della vigilia di Natale, mentre io mi troverò ad altre latitudini, lascio sul blog una ricetta a me molto cara, che terrà loro compagnia durante la mia assenza e che consentirà di sperimentare fin da subito l’altra metà del regalo che hanno ricevuto, ovvero un set di 6 cocottine in ceramica rigorosamente bianca.

Fortunatamente, dopo aver visto il film Il meraviglioso mondo di Amèlie, è diventato impensabile per me rompere la crosta caramellata  della creme brulèe senza pensare che questo gesto sia uno dei pochi e rari piaceri della vita..
e allora...cerchiamo di farla come si deve.

1 lt di panna fresca
150 gr di zucchero
9 tuorli
1 baccello di vaniglia o la scorza di un limone non trattato
zucchero di canna q.b.

Si preriscalda il forno a 150°
Si montano i tuorli con lo zucchero, finchè il composto non è bianco e soffice; mentre le fruste continuano a girare, si versa su composto la panna con i semi di vaniglia, quasi bollente, a filo e attraverso un colino fitto fitto.
Si distribuisce il composto nelle cocottine che verranno sistemate in una teglia da forno dai bordi alti. La crema deve cuocere a bagnomaria, con l’acqua che le bagni almeno fino a metà per circa un’ora e un quarto. la crema dovrà risultare ben soda e attaccata ai bordi. Si lascia che si raffreddino completamente, si mettono in frigo per tre ore coperte da pellicola trasparente e al momento di servirle si distribuisce uno strato sottile di zucchero di canna e si caramella lo zucchero con l’apposito cannello (che ancora non possiedo) o più semplicemente sotto il grill del forno.

venerdì 16 dicembre 2011

Cremosi di castagne

Questa sera coccolo i miei ospiti con un ricordo.
Io, bambina, nel periodo natalizio, passeggio per le strade di Montacatini. La cittadina è ricca, accogliente, illuminata, freddissima. I bar sontuosi ed eleganti invitano ad entrare, io, ricciola e paffuta nel mio cappottino, guardo incantata per interminabili minuti le montagne di marrons glacès lucidi e grandi. Naso e manine fredde  si appoggiano alla vetrina che inizia ad appannarsi, mi metto sulle punte per avvicinarmi ancora un pò, finchè la mano nervosa di mia madre non mi trascina altrove.  Come potevano esistere delle castagne così grandi? Io non ne avevo mai viste così. Nel mio bosco ne vedevo più che a volontà, ma mai nessuna raggiungeva quelle dimensioni e quando mi capitava di trovarne una un pò più grande la infilavo in fondo alle mie tasche come una rarità. E poi...pensavo, pensavo a quanta pazienza dovesse  avere chi riusciva a sbucciarle mantenendole perfettamente integre, forse esisteva una macchina in grado di farlo, perchè io, con tutto l'impegno possibile non c’ero mai riuscita ed ero brava solo a sbriciolarle in mille pezzi, ogni volta.


Questa mattina ho tirato fuori dalla dispensa uno di quei prodotti acquistati al volo lontano da casa, quando si sa che forse non capiterà molto presto di ritornare in quel luogo, e a cui aspettavo di dare una nuova forma, pensando ad una ricetta e ad un utilizzo. Si tratta di una crema di marroni calabresi, densa, dolcissima e di ottima qualità. Ho pensato di  esaltare la cremosità di questa confettura creando un semifreddo che conservasse l’eleganza e il sapore dei marrones glacè della vetrina di Montecatini. Per questo ho usato non della semplice panna fresca, ma una crema di latte artigianale, anch’essa densa e cremosa che trovo solo nella latteria di fiducia. Mentre trafficavo in cucina ho poi deciso di abbinare il cremoso di castagne ad una mousse al cioccolato, e di sigillare i bicchierini di vetro (non di plastica!) con uno strato di cioccolato croccante che facesse da contrasto con la morbidezza vellutata delle due creme.
Per finire ho preparato delle touilles croccanti con cui accompagnare la preparazione.
I filosofi greci e più precisamente gli Scettici, sospendevano il giudizio quando non riuscivano ad essere obiettivi sulla valutazione di un fatto o di una circostanza. Come loro, anch’io, pratico l’epochè e rimetto il giudizio su questo dolce ad...ospiti e curiosi.

Cremosi di castagne 
Dosi per 8-10 bicchierini ( dipende dalle dimensioni)

Crema di castagne:
200 gr di crema di marroni
80 gr di zucchero
25 gr di burro a temperatura ambiente
qualche goccia di aroma al rum, o 1 cucchiaio di liquore
1 foglio di gelatina
125 gr di crema di latte (oppure di panna fresca)
Lavorare la crema di marroni con il burro morbido e lo zucchero. Riscaldiamo il rum ( se si tratta di essenza aggiungiamo poca acqua)  per sciogliervi la gelatina. Aggiungiamo la panna fresca montata.

Mousse al cioccolato:
100 gr di fondente
100 ml di latte fresco intero
200 ml di panna fresca
1 foglio di gelatina
Fondere il cioccolato a bagnomaria, aggiungere il latte caldo in cui avremo prima sciolto la gelatina, mescolano di continuo. Quando il composto si sarà raffreddato potremo aggiungere la panna fresca montata.

Touilles:
150 gr di burro
150 gr di zucchero a velo
125 gr di albumi
115 gr di farina
In una ciotola si lavora il burro a pomata aggiungendo a ruota gli altri ingredienti. quando il composto è prefettamente omogeneo si ripone in frigo per qualche ora.
Si stende il composto in dischi (io lo faccio usando la lama di un coltello) del diametro di 10 cm circa, su una teglia coperta da carta forno. Si passa in forno a 180° per pochi minuti. Appena vediamo i bordi scurirsi estraiamo la teglia e, a nostro completo rischio e pericolo, arrotoliamo con le dita le touilles...Alla fine avremo la pelle dei polpastrelli leggermente ustionata, ma in compenso le nostre touilles svetteranno croccanti sul nostro dessert.
I bicchierini si riempiono versando in basso la mousse al cioccolato e facendo rapprendere in freezer per circa un’ora. Si verserà subito dopo il cremoso di castagne ripassandolo di nuovo, per un’ora, in freezer. Dopo aver sciolto del cioccolato fondente per la decorazione si sigilleranno i bicchierini e si riporranno in frigo, questa volta. Perchè, per gustare al meglio un cremoso, esso non deve essere congelato.
Con questa ricetta partecipo al contest “E tu a Natale che dolce fai?” di panna cioccolato e fantasia.

domenica 4 dicembre 2011

di palline e tartufi al caramello

Il Natale sta arrivando...l’atmosfera si riscalda. In casa girano decorazioni che evocano neve, freddo e slitte...e poi dolci, tanti, buoni, abbondanti, ottenuti raddoppiando le dosi, perchè non si sa mai chi può capitare a fare visita in questi giorni. 
Fuori dalla finestra gli abeti piantati anni addietro svettano e si stagliano nei tramonti rossi, mentre, in casa, manine calde di bambina scrivono letterine pretenziose con elenchi lunghi un anno intero. 


I tartufi che presento oggi sono perfetti per avere in casa una scorta sicura ed efficace da offrire durante le feste. Li ho scoperti su altri blog: c’è chi per farli nella ricetta utilizza il burro salato al posto di quello tradizionale, chi adotta diverse percentuali di cioccolato...io, adattando nel tempo la ricetta al mio gusto, ho apportato delle varianti, e solo ora mi sembrano perfetti. 
Una volta preparati si conservano a lungo in frigo, e possono anche essere regalati in graziose scatoline di carta rivestite di carta-forno.

Dosi per 25 tartufi: 
cacao amaro qb per l'esterno
120 gr di zucchero semolato
200 ml di panna fresca
150 gr di cioccolato fondente a 70%
100 gr di cioccolato al latte
30 gr di burro a temperatura ambiente
Si trita il cioccolato a pezzettini e si tiene da parte. Si fa il caramello mettendo semplicemente lo zucchero sul fuoco, senza toccarlo, con mestoli o cucchiai. Intanto si porta a bollore la panna, e quando lo zucchero è sciolto e brunito, si versa molto lentamente la panna sul caramello (attenzione perchè il composto sobbolle ed è facile scottarsi!), si rimette sul fuoco per qualche istante per sciogliere gli eventuali grumi e si aggiunge il burro già morbido. A questo punto la salsa al caramello va versata sul cioccolato, e il tutto va mescolato energicamente. Quando si raffredda si ripone in frigo per alcune ore, finchè questa lucidissima ganache non risulti completamente solida. Prelevando il composto con un cucchiaino sarà possibile formare le palline, ruotandole fra i palmi delle mani. Appena avranno raggiunto una forma più o meno rotondeggiante i tartufi andranno tuffati nel cacao amaro. Si conservano in frigo, coperti da pellicola, o all’interno di un contenitore a chiusura ermetica. 





... Buon Natale

martedì 15 novembre 2011

l’Africa e le mezzelune...

Gli occhi dei miei ragazzi mi guardano dai banchi, curiosi e timorosi  (solo un tantino). Si aspettano da me qualcosa, o tutto. Alcuni fanno finta di non avermi vista entrare, ma se attacco con uno dei miei monologhi ecco che gli rubo l’attenzione e mi auguro che sia per sempre. 
Certi occhi poi, fra gli altri, sono più neri, più profondi, più foolish...direbbe qualcuno e più grandi, forse perchè hanno visto l’Africa o perchè sperano di rivederla. Non so esattamente dove siano nati, cosa abbiano visto,  come abbiano viaggiato, quante lingue conoscano, cosa abbiano fatto prima di arrivare sulla mia strada. Gli chiederei di tutto e di tutto parlerei con loro. Ma prima devo almeno imparare i loro nomi. Non voglio sbagliarli come fanno tutti, e suscitare le solite amare risatine. Sbagliare un nome è un torto grande, perchè è come non riconoscere chi lo porta, ed io non devo commettere quest’errore peraltro banale e scontato. Sembrano difficili da pronunciare, ma è solo un’impressione...mi basta restare concentrata, mettere in fila consonanti e vocali, con ordine e senza fretta, e come per magia iniziano anche a suonare bene. Mentre mi studiano, e cercano di capire a quale categoria di insegnante appartengo, sembrano felici, sereni, spigliati. Io non lo do a vedere, ma  in realtà vorrei già sapere cosa si dicono quando parlano fra di loro, cosa cucinano le loro madri, dove abitano, se hanno fratelli, sorelle, se hanno visto il deserto o attraversato il mare, ma non posso. Un contegno dovrò pur darmelo, anche se scoppio di felicità. Dovrò pur dimostrare agli altri di badare anche a loro. E’ solo che sono così contenta di averli qui con me, con noi...così contenta che ci siano anche loro quest’anno,  che me li prenderei tutti in braccio, tutti in una volta. Ho la straordinaria opportunità di farli crescere con me per un pò e non me la lascio sfuggire.  Posso insegnare loro i segreti della mia lingua, non lo farò sfumare. Mentre salgo in macchina per tornare a casa penso di nuovo ai loro occhi, alle sfumature esotiche dei loro volti e mi prometto che se cucinerò qualcosa  questa volta dentro ci sarà un colore, una spezia, un profumo o una forma. Per ripassare i loro nomi e imparare dai loro sorrisi.

Impasto mezze lune:
60 gr di burro morbidissimo
10 gr di farina
1/2 cucchiaino di cannella
10 ml di aroma di acqua di fiori di arancio
Si impastano gli ingredienti molto velocemente e si lascia in frigo per mezz’ora. Trascorsa la mezz’ora si stende la pasta molto fine, 2 mm al massimo e si ricavano dei dischi di 8-10 cm di diametro su cui si poserà l’impasto alla mandorla.
Ripieno mezze lune:
200 gr di mandorle di mandorle dolci + 3-4 mandorle amare sbriciolate non troppo finemente
25 gr di zucchero semolato bianco
25 gr di zucchero di canna
1 cucchiaino di miele, oppure 1 di glucosio
1 cucchiaino colmo di cannella
20 ml di aroma di fiori di arancio

Si impastano gli ingredienti con un cucchiaio di legno finchè non si ottiene una palla liscia. Si ricavano bastoncini sottili lunghi 3 cm che andranno adagiati sui dischi di pasta sottile. 
Si formano le mezze lune modellandole con le dita,. Si infornano a 150° per 10 minuti, togliendole quando ancora non sono troppo colorate. Appena si raffreddano si tuffano in uno sciroppo fatto mettendo (ad occhio) acqua e zucchero in un pentolino e si lasciano scolare su una griglia. Infine si cospargono di abbondante zucchero  velo. 











Chiedo scusa per le intruse castagne, che poco c’entrano con la ricetta. Abbondano attorno alla  casadellelucertole e i bambini me le portano in casa a piene mani.

lunedì 31 ottobre 2011

Le pesche di Halloween: una buona scusa per ri-farle.



Faccio spesso le pesche, perchè mi mettono allegria, e mi ricordano Prato, la città in cui ho vissuto tanti anni. Ma non avevo mai trovato tempo e modo di pubblicarle....finchè stamattina, di buon ora, complice il ritorno dell’ora solare (che dovrebbe far dormire di più e che invece su di me sortisce l’effetto contrario), sento affiorare una buona scusa ed una discreta idea che mi invogliano a mettermi all’opera: e se trasformassi le solite pesche in piccole zucche? 
Allora subito faccio un rapido calcolo degli ingredienti, per vedere se mi è realmente possibile realizzarle. Mi occorrono  due tipi di farine, uova in quantità, lievito, latte, burro, miele....e poi, per fare quello che ho in mente mi serve anche della pasta di zucchero fondente, che generalmente non riscuote la mia simpatia, ma ha il pregio strordinario di far subito sorridere i bambini. Poi mi serve un pò di cioccolato per la decorazione, devo considerare i tempi di lievitazione, e soprattutto che in tutto ciò avrò i miei figli intorno....ci penso un attimo ancora.....va bene, mi sono convinta. Le faccio!















Ingredienti per 24 pesche (circa)
550 gr di farina manitoba
120 gr di zucchero
70 gr di burro
250 gr di uova intere ( 4 o 5 uova, dipende dalla grandezza)
20 gr di lievito di birra (quasi un panetto)
2 cucchiaini di miele di acacia o millefiori
2 cucchiaini di orange confit
30 ml di acqua
1 pizzico di sale

In un primo tempo si impastano nel robot da cucina 150 gr di farina con 50 gr di uovo ( 1 dovrebbe bastare), 30 gr di zucchero, e il lievito sciolto nell’acqua. Quando l’impasto inizia ad incordare si versano 30 gr di burro morbido a pezzettini, finchè l’impasto non si distacca dalla planetaria. Si mette a lievitare in una ciotola, per un’ora e mezza al caldo.

Si prende il resto degli ingredienti e si impastano come sopra e alla fine si aggiunge il panetto già lievitato. Si fa fare una seconda lievitazione, come la prima finchè non vediamo che il nostro impasto è bello gonfio.
Si inizia poi a formare fra i palmi delle mani delle palline lisce di 15 gr l’una, che lieviteranno di nuovo, sempre al caldo, per un’altr’oretta, nella teglia coperta di carta forno.

Le pesche vanno cotte nel forno già caldo, così possono gonfiarsi, per una decina di minuti a 220°.
Una volta cotte, si  incidono alla base e si immergono nella bagna con molta, molta generosità, altrimenti le pesche rimarranno dure. Si farciscono con un  cucchiaino di crema, unendo due metà, e si rotolano nello zucchero semolato.

Bagna all’Alchermes:
120 gr di zucchero
80 gr di acqua
60 gr di Alkermes
Si mescolano acqua e zucchero in un pentolino, si porta a bollore lo sciroppo e quando è freddo si aggiunge il liquore, ricordandosi di riscaldarlo di nuovo però prima di bagnare le pesche.

Bagna per bambini:
120 gr di zucchero
80 gr di acqua
qualche goccia di colorante liquido alimentare rosso.
Si segue lo stesso procedimento della bagna precedente.

Crema pasticciera per farcitura:
3 tuorli
4 cucchiai di zucchero
3 cucchiai di farina
scorza di 1 limone
300 ml di latte

Per farcire le pesche devo essere sicura che la crema tenga bene, quindi seguo questa ricettina veloce, a riuscita sicura. Si mescolano i tuorli, lo zucchero e la farina in un pentolino. Intanto si riscalda il latte e si versa sul composto; si aggiunge la scorza di un buon limone e si mette sul fuoco finchè non bolle.

Per la decorazione di Halloween ho creato il picciolo delle zucchine con la pasta di zucchero colorata di verde, e poi ho disegnato occhi, naso e bocca con del cioccolato fuso a bagnomaria, messo in un cornetto di carta forno dalla punta sottile. Per la decorazione classica invece va benissimo una foglia di menta.



sabato 29 ottobre 2011

Aspettando il nuovo post: grazie Autunno.



Quando aspetto che un post maturi e sia pronto per essere scritto è come quando si desidera con impazienza un frutto stagionale.
Ammesso che ne esista ancora qualcuno, lo si attende per mesi, pregustando a lungo un sapore noto e l’attesa di tutti forse lo rinforza e lo fertilizza ancora più dell’acqua, ancora più del sole.
Me ne sto in attesa che ciò che devo raccontare salga su, che emerga da acque limpide, che si palesi così per come deve essere trascritto...chiaro e nitido nei contenuti, negli intenti e nel messaggio.
Scaccio via, come un brutto pensiero, l’idea di scrivere la prima cosa che capita, e lascio che la pazienza ceselli le mie idee, a lungo.
Perchè è solo con il giusto tempo che i rubini del melograno arrivano a spaccare la corteccia; ed è solo con l’attesa dovuta che troveremo le castagne per terra, fra le foglie e non più rinchiuse nei ricci. E         allora basta non avere fretta,  basta imparare a descrivere un colore, un odore o un ricordo che pure da soli possono saziare; basta affacciarsi della finestra, incrociare le braccia, tirare un bel sospiro che ossigena e rincuora.

Basta ringraziare l’Autunno di essere tornato. Anche quest’anno.






La casadellelucertole oggi è immersa in un vento rinfrescato. Il sole ancora non l’ha abbandonata, ma i profumi dell’aria sono cambiati. La terra umida  di funghi e foglie, restituisce, come ogni anno, uno per uno tutti ricordi di tutti gli autunni passati qui: quando prendevo nel bosco le foglie variopinte da portare a scuola; quando mi pungevo le dita per aprire un riccio ancora verde, seduta su una pietra umida.
I funghi che raccoglievo erano i più colorati ma anche i più velenosi, e se tornavo a casa dopo aver mangiato un caki non era solo perchè ero tutta imbrattata, ma anche perchè iniziava a fare fresco davvero, e magari dovevo ancora fare i compiti.
Vivevo una dimensione sospesa tra le fiabe che leggevo la sera e le cose che facevo di giorno, e sempre più spesso pensavo che la natura ha un modo quanto meno strano di addormentarsi, se mentre le foglie ingialliscono e cadono, fra i rami restano appesi frutti insoliti e dolcissimi, tesori regalati poco prima di cadere nel lungo sonno dell’Inverno.
















Sembra un Autunno speciale, eppure il rituale si rinnova: le mani dei miei figli raccolgono foglie e ricci da portare a scuola e  affondano le mani nella terra umida per tirare via un pò di muschio. Si accatasta la legna, mentre il cane annusa il vento che cambia. Si aspetta e si teme il freddo, ma che arrivi presto! Perchè solo lui, anche quest’anno, porterà il Natale ai bambini.

domenica 16 ottobre 2011

Pasta sfoglia veloce

Della sfoglia veloce vi avevo già parlato altrove, ma forse non vi avevo presentato un prodotto che utilizzo quando i fidi contadini si stancano delle mie richieste. Se termino lo strutto devo ricorrere ad un prodotto acquistato, ma comunque di qualità.

Ribadisco ricetta e procedimento
2 uova
farina q.b.
1 bicchiere di vino bianco
2 cucchiai di strutto 

Impastare gli ingredienti con un pò di farina e aggiungerne ancora quanto l’impasto ne assorbe, finchè la consistenza rende la pasta lavorabile. Si stende l’impasto, si unge la superficie con lo strutto e si lascia asciugare un pò. Poi si procede ad una sfogliatura veloce arrotolando l’impasto steso in un lungo cilindro. Si arrotola il cilindro e si stende nuovamente l’impasto. Si può ripetere l’operazione più volte, ma bastano 3 volte per ottenere una buona sfogliatura. Alla fine si divide l’impasto in 2 porzioni e si stendono fino allo spessore di 4 mm. Si ottengono così i due dischi che servono per la preparazione delle tatin, che ho già presentato. Questa pasta può essere utilizzata per fare dei cornetti farciti o simil-brioches.






lunedì 10 ottobre 2011

parfait alle mandorle: quando le parole tintinnano




Le parole che sento in questi giorni tintinnano, come le gocce di vetro del lampadario di mia nonna quando il vento entra. Sono buone notizie, ricercate, pensate e anche pregate tanto. Sono pensieri divenuti reali, ruvidi e vetrosi, ma per fortuna, questa volta, dolci come il caramello. 
Il caramello...che si modella solo quando brucia e che quando non brucia non si modella più.  Resta quello che è, immobile come il vetro, con le sue forme più o meno definite, a seconda dell’abilità. Un pò come quello che desideriamo ci accada, che finchè ancora non c’è viene plasmato dai pensieri, mentre quando è accaduto possiamo solo osservarlo nella forma che ha preso. 
Il parfait di mandorle e caramello è una delizia per il palato. E’ il dessert sicuro che porto a  casa dei (veri) amici, gli stessi che assagiandolo sgranano un pò gli occhi, e forse vorrebbero esprimersi subito, ma aspettano di aver assaporato fino in fondo l’aroma pungente della mandorla amara, e non parlano finchè il croccante e il caramello tintinnano ancora sotto i denti...tintinnano, sì,  esattamente come le parole di questi giorni.
              

5 uova
350 gr di zucchero
500 ml di panna fresca
200 gr di mandorle
4-5 mandorle amare (oppure poche gocce di essenza di mandorla amara, oppure 2 fialette di aroma mandorla normale).
100 ml di maraschino
150 ml di acqua
100 gr di zucchero semolato (per l’interno e per il caramello decorativo)

Prepariamo prima di tutto il croccante con 100 gr di zucchero e le mandorle prima inumidite e ben sgocciolate. Mettiamo i due ingredienti in un padellino. Aspettiamo che si sciolga lo zucchero, che si cristallizzi e che si sciolga nuovamente (occorreranno circa10 minuti in tutto). Quando il croccante è pronto lo stendiamo su un foglio di carta forno. Aspettiamo che si raffreddi e lo tritiamo non troppo finemente. 
Poi il caramello decorativo, che sbricioleremo anche in parte all’interno. Facciamo fondere 100 gr di zucchero in un padellino pulito e asciutto, senza girare o toccare lo zucchero. Quando è di un bel colore dorato lo trasferiamo sulla carta forno e con gli appositi guanti lo lavoriamo per creare, velocemente, la decorazione che più ci piace. Un pezzetto, io, lo sbriciolo con un coltello e lo spargo all’interno del composto finale.

Passiamo al parfait: si separano i tuorli e si montano con uno sciroppo di zucchero fatto mettendo sul fuoco 150 gr di zucchero e 30 ml di acqua, finchè il composto non è triplicato. Io verso questo sciroppo caldissimo sui tuorli durante il montaggio, così facendo cuocio le uova ed evito di consumarle crude. 
Fatto ciò si montano le chiare di nuovo con uno sciroppo fatto questa volta con 100 gr di zucchero e 3-4-cucchiai di acqua, finchè non sono sode e bianche.
Si monta infine la panna.

Uniamo questi 3 composti mescolando delicatamente con una frusta e alla fine uniamo con attenzione il croccante triturato. Versiamo il composto nello stampo prescelto, rivestito di pellicola trasparente (così non avremo problemi per l’estrazione), e qua e là cospargiamo con il caramello triturato. Copriamo gli stampi o lo stampo unico con pellicola e poniamo in freezer per almeno 24 ore. Si sforma con facilità su un piatto da portata e volendo si può servire su uno specchio di cioccolato che si ottiene sciogliendo sul fuoco 200 gr di cioccolato fondente a scaglie in 200 ml di panna fresca.


venerdì 30 settembre 2011

Tarte tatin alle pesche

Le ultime pesche...piene sole. Passeggio finchè posso per il mercato, finchè le braccia non si rigano per il peso delle buste.  Nonostante domani inizi il  mese di ottobre, spero di trovarne ancora di belle, dolci e zuccherine. Guardo tra cassette e banchi che iniziano già a riempirsi del verde dei broccoli e delle bietole e penso che l’autunno ormai iniziato non mi lascerà rifare ancora una volta questo dolce. Poi, ad un tratto, una ricurva signora mi invita a guardare il suo tesoro: prende una pesca e per fugare le mie perplessità, estrae dalla tasca del grembiule un coltellino affilato,  la sbuccia, la spacca in quattro spicchi e me ne offre uno. Ecco. La semplicità delle cose buone si ricompone in quel gesto autentico, pieno di complicità: la donna intuisce dai miei occhi che con me “può farlo” ed io, da quelle meravigliose mani solcate dalla terra accetterei qualsiasi cosa. 
Mentre prendo il sacchetto con le pesche fra le mani, mi sono già pentita di non averne comprate di più. Ma oramai è tardi, mi allontano velocemente dal vocio colorato del mercato e corro a fare la mia tatin.




    

500 gr di pasta sfoglia fast divisa in due dischi
500 gr di pesche gialle affettate
25 gr di burro
80 gr di zucchero
2 cucchiai di acqua
1 cucchiaino di succo di limone


Si dispongono le fette di pesca sulla tortiera ricoperta di carta forno, avendo cura di disporle in modo coreografico, pensando, cioè, a quando la torta verrà capovolta. In un pentolino si sciolgono burro zucchero e l’acqua e si fa bollire per 5 minuti. Si versa questo composto sulle pesche e si ricopre il tutto con i due dischi di sfoglia sovrapposti. Si inforna a 180° per circa 20 minuti, o comunque fichè la sfoglia non cominca a dorarsi. Una volta sfornata ed intiepidita si può capovolgere la torta, eliminando la carta forno. Si può servire su uno specchio di panna freschissima semi-montata con un pò di zucchero a velo e foglioline di mentuccia fresca.

Con questo post partecipo al contest di Dolci a gogò Take Away.